Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore  (Sal 112,3)

Preghiera

La giornata, è divisa tra preghiera e lavoro: ma ciò che unifica tutto è la Presenza del Signore in tutte le cose. La nostra preghiera è quella della Chiesa e la liturgia ci chiama a celebrare tutte le ore del giorno. La prima preghiera comincia alle 6, poi, dopo una breve pausa cantiamo le Lodi; le ore minori alle 9, a mezzogiorno e alle 15. I Vespri alle 18,30 e Compieta prima di andare a dormire. Dopo le Lodi e prima dei Vespri facciamo un’ora di meditazione silenziosa in coro dove ognuna si intrattiene liberamente con il suo Signore. Dopo pranzo c’è un’ora di lettura solitaria in cella: la lectio divina. Ogni giorno viene celebrata l’Eucaristia che è il centro di tutte le nostre giornate e di tutta la nostra vita. Rendiamo grazie a Dio per tutto e per tutti e tutti sono presenti nella nostra preghiera.

Perché pregare?
«Il Verbo di Dio si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi, a chi l’ha accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio». Alcuni li manda nel mondo a portare la buona notizia dell’amore del Padre, altri li chiama a restare in preghiera nell’intercessione, nella lode e nel ringraziamento per il dono gratuito della salvezza. Tutti chiama all’unione con Cristo nello Spirito per la gloria del Padre nell’unico comandamento dell’amore che solo può trasformare l’uomo e l’intera creazione. Cantiamo i Salmi assieme ai nostri fratelli ebrei e con tutti gli uomini perché i Salmi sono lo specchio di ogni uomo e ogni uomo nei Salmi ritrova se stesso e se stesso in Cristo. Celebriamo la liturgia della Chiesa scandendo con la preghiera le ore del giorno per rendere sacra la fatica di ogni nostro fratello cercando di meditare giorno e notte la Parola del Signore.

Perché il silenzio?
La parola è nata da un profondo silenzio e solo nel silenzio può essere accolta. «Il silenzio libera dalle parole che non dicono nulla». Il silenzio è il terreno fertile della relazione, del dialogo, della libertà che ci introduce nella verità di ciò che siamo e di quanto potremmo diventare. Per ascoltare la Parola devono tacere i sensi e il rumore del mondo. Per il silenzio però non basta la mancanza del rumore del mondo; c’è silenzio dove non c’è più possesso, volontà di dominio, giudizio, condanna e la vita viene offerta al Signore perché a tutti giunga la voce dell’amore. «È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunziare al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte»

Lavoro

«Chi non vuol lavorare non mangi» (Regola).

Cosa facciamo quando non preghiamo?

Cerchiamo di stare sempre col Signore anche quando lavoriamo e il lavoro non manca mai. C’è il lavoro di casa, la cucina, il bucato, le tonache da fare e aggiustare… C’è un bel giardino che ha bisogno di essere custodito e curato. C’è la foresteria da tenere pronta e la Chiesa sempre pulita. Poi c’è la collaborazione con la casa editrice Nerbini, e qualunque altro lavoro che ci venga richiesto e facciamo per accontentare tutti… In monastero si impara a fare di tutto e si fa di tutto! Si diventa anche molto creativi e si inventa sempre qualcosa per ringraziare chi ci aiuta. Nascono quadri, formelle, crocine, rosari, statuine, pergamene e la fantasia è inesauribile! Dio ti attende incessantemente nella fede e nell’amore. Per questo ti chiede di essere sempre pronta e vigilante, perché la vera pace è frutto di lavoro e di lotta, e il monaco sa che la sua contemplazione è irrigata dall’acqua chiara della semplicità, della povertà, della fatica, dell’umiltà (Sr Paola Maria).  Io vi ho condotti in una terra che è un giardino, perché ne mangiaste i frutti (Ger 2,7) Soprattutto a Natale cerchiamo di farci venire tante idee per allargare la  festa a tutti…

Ogni genere di lavoro, per ideare progetti da realizzare ed eseguire ogni sorta di lavoro artistico (Es 35,33.) «Come i piccoli di Jahvè, non esaltare il tuo cuore nel cercare cose grandi e più alte di te».

 

Noi

VITA MONASTICA NEL QUOTIDIANO «Chi è l’uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?» (Sal 33) La vita cristiana è bella, sperimentare l’amore del Signore è dolce; la vita del discepolo di Gesù Cristo, e quindi la vita monastica, è una vita buona e felice, un cammino pasquale in cui è possibile «gustare il bene» e sperimentare la gioia del centuplo promesso dal Signore. Un cuore solo e un’anima sola Secondo il pensiero della nostra Madre fondatrice, sr. Paola Maria dello Spirito Santo, il nostro monastero doveva essere un piccolo angolo di terra dove l’amore fosse l’unica realtà, l’unica condizione, l’unica risposta all’Amore così come desiderava S. M. Maddalena de’ Pazzi: le monache avrebbero dovuto avere «un solo volere e sapere: …il solo volere di Dio in tutte». Nella I lettura e nelle parole del cardinale Pellegrino, il giorno della consacrazione della Chiesa, ci è stata data questa consegna: «La gioia del Signore sia la vostra forza». Perché “Mater Unitatis”? Perché vogliamo entrare sempre più nella preghiera di Gesù «che tutti siano Uno». Cerchiamo nella comunità l’unità di noi stessi, con il creato, con le sorelle e fratelli in umanità e questo è possibile solo quando troviamo l’unità con il Dio che ci ha creato e si dona incessantemente a noi nell’amore, nei sacramenti e nella lode . Che cosa ci ha attirate? Abbiamo scoperto di essere amate e chiamate. «Chissà forse il Signore vuole anche me… sarebbe bello! Sarebbe troppo! Sarebbe troppo bello!!! Se così fosse sarei contenta…», allora nasce una gioia incontenibile che nessun amore umano può uguagliare. Si entra attirate dall’amore, per gratitudine e si scopre la bellezza della gratuità: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». «La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce non pensa a se stessa, che tu la guardi non chiede» (A. Silesio).